Biodiversità

La Biodiversità

Un discorso a parte meritano i muretti a secco e i trulli tanto diffusi da caratterizzare fortemente il paesaggio pugliese. Nelle fessurazioni di queste costruzioni rurali si rifugiano piccoli animali o attecchiscono diverse piante che costituiscono la vegetazione spontanea del luogo. La loro vicinanza a campi coltivati permette un continuo flusso di geni tra specie selvatiche e coltivate; ciò significa che queste strutture offrono la possibilità alle specie selvatiche di trovare delle vere oasi per riprodursi e evolversi geneticamente anche nel presente (4) (nota 1).

Questo è uno dei principi della biodiversità, ossia la capacità degli organismi di mutare nel tempo e diversificarsi tra loro.

 

Nota 1

Gli studi sulla biodiversità risalgono al 300 a.C.: Teofrasto, padre della botanica e allievo di Platone, scriveva nel suo “Studio sulle piante” di molti tipi di frumento diversi per “colore, dimensione, forme e caratteristiche individuali e anche per le loro capacità in generale e per il loro valore nutritivo”. Anche gli antichi romani conoscevano moltissime varietà di frumento.

Columella (I sec. d.C.), scrittore latino, tratta per la prima volta in modo sistematico i cereali e assegna il primo posto dei frumenta al Triticum cui segue il far, ossia il farro. Questi pochi esempi ci dimostrano come tutte le specie coltivate oggi sono in gran parte d’origine molto antica e che le diverse varietà di ognuna di queste specie devono la loro esistenza a migliaia d’anni di evoluzione come piante coltivate. Il naturalista e medico svedese Linneo (1707-1778) ha il merito di aver descritto e classificato per primo una gran quantità di specie vegetali ed animali, attribuendo a ciascuna di esse un doppio nome latino. Un altro grande contributo venne da Augustin-Pyrame de Candolle (1778-1841) botanico svizzero, uno dei fondatori della geografia botanica. Nel suo libro L’origine des plantes cultivées, pubblicato nel 1883 parla diffusamente per la prima volta dell’addomesticazione delle piante coltivate. De Candolle si servì di documenti storici, di dati archeologici, etnologici e linguistici per risalire all’origine ed agli spostamenti delle piante coltivate. Gregor Johann Mendel (1822-1884) naturalista boemo, invece, analizzando gli ibridi d’alcune piante di piselli, scoprì le famose leggi sull’ereditarietà dei caratteri che da lui presero il nome e che segnarono la nascita della genetica.

Anche Charles Robert Darwin (1809-1882), naturalista britannico famoso per aver formulato la Teoria Evoluzionistica che porta il suo nome, fornì un contributo sostanziale alla conoscenza delle specie coltivate. Darwin, infatti, intitola il primo capitolo del suo “On the origin of species” ‘Variazione sotto domesticazione’, riconoscendo il fatto che l’uomo era intervenuto in modo decisivo nel creare la diversità delle specie coltivate, e che questa diversità, quindi, non si è generata spontaneamente (4). 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: