Geologia e geomorfologia
[su_box title=”Le bellezze dell’Area Marina Protetta”]
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La struttura geologica in esame è costituita da una successione carbonatica cretacea con assetto monoclinalico (nota 1).
La costa rocciosa, da una prima analisi, risulta evidentemente caratterizzata da strati e banchi di calcari detritici a grana fine. Ai calcari dell’entroterra si sovrappongono banchi di calcareniti organogene d’origine pliocenica e quaternaria (rocce arenarie localmente dette “tufi”) (nota 2) e terre argillose (2).
Gli elementi geomorfologici dell’area Pantano-Ripalta sono rappresentati da ripide falesie, in cui s’inseriscono le grotte di Ripalta, e dalla Lama di Macina.
La Lama di Macina, antica valle pluviale morta, più a monte prende il nome di Lama di S. Croce e attraversa trasversalmente, con andamento ad esse, l’area in esame sino a sfociare in Cala Pantano.
Le Grotte di Ripalta, d’origine cretacea, sono costituite da rocce calcaree micritiche ricche di concentrazioni fossili o detritiche, dello stesso materiale prodotto nelle cave della limitrofa Trani. Hanno tonalità di fondo bianco-avorio, con sfumature gialle o rosse ed una granulosità omogenea o con venature ad andamento rettilineo o serpeggiante (2), particolari specialmente evidenti all’alba durante il periodo estivo. La massima altezza della falesia è di 9,4 m s.l.m..
L’idrografia sotterranea è ricca di profonde falde carsiche e di falde freatiche, quest’ultime facilmente accessibili attraverso pozzi distribuiti uniformemente sul territorio (1).
L’attuale conformazione del paesaggio di quest’area e le sue peculiari caratteristiche ambientali sono legate ad una serie di complessi eventi geologici.
In questa zona assistiamo al fenomeno naturale della formazione delle stupende spiagge a ciottoli (10), vanto della costa biscegliese: l’evento si avvale della forza erosiva del mare che scava ai piedi della roccia delle piccole cavità. Quando la cavità diventa grotta può collassare e si assiste al crollo della struttura: i massi prodotti dal crollo saranno lentamente “lavorati” dalle onde riducendosi a ciottoli, che hanno una vita media di 70 anni (nota 3) (di gran lunga maggiore dei ciottoli delle spiagge del brindisino e del leccese) (nota 4).
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nota 1
I periodi Triassico, Giurassico e Cretacico formano in successione l’era Mesozoica o Secondaria, che va da 245 a 65 milioni d’anni fa. Circa 100 milioni di anni fa, nel Cretacico, nei mari pugliesi si riproduceva una ricca fauna marina. Nel corso delle ere successive gli scheletri e i gusci di questi organismi si sono accumulati in strati successivi, dando origine all’attuale roccia calcarea che caratterizza il territorio murgiano (1, 11).
nota 2
In realtà il tufo è universalmente una roccia d’origine vulcanica che per tale motivo non presenta resti fossili, mentre il “tufo” di cui si parla è di natura sedimentaria.
nota 3
L’azione del mare sulle rocce costiere del litorale biscegliese si esplica in fasi ben precise:
- Formazione del “focus erosivo” (punto di aggressione localizzato e di dimensioni contenute) con accenno di erosione al piede;
- progressione ed approfondimento dell’erosione al piede;
- crollo della parete (ormai a sbalzo);
- accumulo del materiale franato al piede della falesia;
- elaborazione del materiale franato ad opera del mare;
- fase finale del processo con formazione della spiaggia;
- ripresa del fenomeno a partire dal punto a), appena la spiaggia creatasi non è più in grado di impedire che le onde raggiungano la base della falesia.
Ciascuna delle fasi che costituiscono lo schema fisso sopra riportato può avere una durata estremamente diversa: le fasi a) e b) hanno una durata intorno alla decina d’anni, mentre la fase e) si esplica in un periodo variabile da molte decine d’anni ad oltre un secolo e porta alla formazione delle spettacolari spiagge in bianchi ciottoli calcarei (10).
nota 4
Nel litorale a sud di Brindisi l’intero processo si svolge in un paio d’anni. Il processo di formazione del litorale è condizionato dalla percentuale di granuli di sabbia presenti nel materiale della falesia. Ove la percentuale in sabbia è sufficientemente alta, l’azione del mare sul materiale crollato porta alla realizzazione di una spiaggia sufficientemente ampia e rallenta l’erosione del litorale (10).